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Maxi-emendamento del Governo alla legge di stabilità

Maxi-emendamento del governo, accolte alcune importanti obiezioni
del CNF ma il Parlamento deve fare di più

Con la crisi che incombe, il governo ha
presentato ieri (mercoledì 9 novembre) il maxi-emendamento al ddl di legge stabilità, che il
Parlamento dovrà licenziare tra oggi e sabato.
Il Cnf rileva che vi è stato
qualche opportuno ripensamento dell’ultima ora su norme contro le quali il
Consiglio è insorto con immediatezza.
In particolare, il governo ha espunto
dal testo definitivo l’anticipo dell’entrata in vigore della mediazione anche
per le materia finora escluse (condominio e risarcimento danni da circolazione
autoveicoli); e non ha inserito quella disposizione, contraria a ogni principio
di civiltà giuridica, della motivazione lunga “a pagamento”.
Se questo è il
massimo che il Governo poteva fare, per i cittadini non può essere ancora
sufficiente. Sono mantenute infatti altre gravi previsioni che ostacolano
l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini, trasformandolo in un percorso
minato.
Come, infatti, non considerare alla stregua di mine anti civiltà le
norme che dispongono l’aumento del contributo unificato per i processi di
appello e Cassazione o che introducono la multa fino a 10.000 euro in caso di
rigetto della istanza di sospensione dell’esecutività della sentenza di primo
grado.
In materia di ordini professionali, il governo ha peggiorato
ulteriormente la previsione in materia di società tra professionist: sono
infatti confermati i soci di capitale che possono anche essere di maggioranza.
Il libero professionista perderà così autonomia e indipendenza dalla forza del
grande capitale, e il cittadino non avrà più tutela nei confronti dei detentori
di tale capitale. Così un altro passo teso ad assecondare i poteri economici
forti verrebbe compiuto.
Il Cnf non può che confermare la propria serrata
critica al testo del maxi emendamento, che mortifica le professioni nel poco
decoroso tentativo di scaricare sulle stesse le straordinarie e gravissime
responsabilità della politica, della grande impresa, cresciuta ad
assistenzialismo pubblico, della finanza senza regole.
E invece i
professionisti italiani sono forse le prime vittime di tutto quanto sopra come
lavoratori che subiscono tutti i danni della crisi economica in corso, ma che
non pesano sullo Stato dal punto di vista previdenziale, che creano occupazione
presso i propri studi professionali, che gestiscono attraverso gli Ordini
attività di interesse pubblico a proprie spese, che mai hanno avuto protezioni
di welfare.
Il testo definitivo del maxi emendamento ha accolto qualcuna
delle critiche del Cnf, ma è troppo poco.
Spetta ora al Parlamento tutto, e
in particolare agli avvocati parlamentari, operare uno scatto di dignità che
porti a ripensare quelle norme ancora presenti contrarie ad ogni principio di
civiltà giuridica e non solo, si dimostrino, soprattutto i colleghi, autonomi da
quei poteri forti che vogliono piegare alla ricerca del profitto la tutela dei
diritti inviolabili dei cittadini e devono per questo privare di dignità e
decoro le libere professioni, prima di tutte quella di avvocato. Basta si
ricordino d’essere avvocati.

Tratto dalla NEWSLETTER N.44/Ed.straordinaria del CNF
10 NOVEMBRE 2011

In allegato un estratto del maxi-emendamento govenativo alla legge di Stabilità con le norme di interesse per la professione